Informazioni personali

Aree mediche di interesse Medico specialista in Ginecologia e Ostetricia. Le mie aree di interesse sono: • Ginecologia endocrinologica: cicli irregolari, iperprolattinemia, patologie da stress, policistosi ovarica, correlazione con altri problemi endocrini, disturbi del sonno • Infertilità: approccio globale, dalla micronutrizione ai problemi endocrini • Patologia della gravidanza: problemi tiroidei, diabete, ipertensione, ansia e stress, gestione del rischio di parto prematuro • Menopausa • Alimentazione • Psicosomatica • Anti aging: prevenzione delle patologie da invecchiamento • Cronobiologia e alterazione dei ritmi circadiani e mensili • Disturbi alimentari: anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione compulsiva • Disturbo da stress post traumatico (anche dopo il parto) • Fitoterapia (per approfondire leggi il mio curriculum completo)

giovedì 10 dicembre 2020

Il sonno batte il Covid. Aiutiamo la melatonina a fare il suo lavoro, passando (la sera) meno tempo davanti a smartphone e pc

Passare le sere e le notti davanti al pc o allo smartphone è SBAGLIATO (Pixabay)

Riprendiamo quanto scritto nell'ultimo post (questo il link) in relazione all'importanza del sonno, anche contro il Covid. E approfondiamo alcuni concetti relativi alla melatonina

Corollario al sonno

C’è un ormone che è prodotto di notte e agisce come antiossidante antinvecchiamento, modula il sistema immunitario e il sonno , e fa tante altre cose… di fatto: sincronizza tutte le cellule sul messaggio notte, buio, riposo. E inoltre fa recuperare i fusi orari e ci trasferisce i campi magnetici, cioè ci dice che è notte ma anche che è inverno o anche che sono presenti campi magnetici (come quelli legati all’attività solare) come fa il nostro corpo ad averne cognizione? Grazie alla melatonina. Un ormone davvero importante per la nostra salute.
 
E l’ormone prodotto dalla epifisi, la famosa pineale che per Cartesio era la sede della anima. Ora la produzione di melatonina è stimolata dal buio e soppressa dalla luce

La luce passa attraverso degli specialissimi cristalli che abbiamo nell’occhio (anche i ciechi li hanno) e arriva al cervello, arriva al direttore d’orchestra dei ritmi (che si trova sopra il chiasma ottico ) che ne informa la pineale.

La luce come sapete presenta vari colori, può essere scomposta in varie bande di frequenza che nello spettro visibile, vanno dal rosso al violetto. Pensate all’arcobaleno: ora la frequenza che azzera maggiormente la melatonina è il blu. In un mondo in sintonia con i ritmi della luce naturale, il blu del cielo all’alba frena la produzione di melatonina mentre il rosso del tramonto la stimola.

Ma ai nostri giorni è davvero un disastro, non solo siamo alzati e attivi anche quando fuori è buio e mangiamo che è già buio, magari da ore, ma oltre alla luce elettrica anche di notte ci sono i computer, i tablet e gli smartphone: sono retroilluminati di blu! Questo è grave, perché i nostri cristalli oculari vengono stimolati dalla luce blu che frena la melatonina ogni volta che li usiamo.

Per fare un confronto potremmo pensare a un interruttore per accende il gas, con due pulsanti: uno accende e uno spegne. Nel caso della melatonina il rosso del tramonto accende, il blu dell’alba frena. Ma se accendiamo il pulsante della luce specie blu di notte, cioè quando dovremmo dormire e la melatonina dovrebbe essere al massimo ecco il disastro! Si può arrivare fino a favorire insorgenza di tumori o, ad esempio, steatosi epatica (cose già dimostrate ampiamente) oltre che favorire l’infezione da Covid per l’indebolimento delle difese immunitarie.

Infatti, meglio ripeterlo, se guardiamo la tv, il tablet, il computer, lo smartphone la sera o la notte, la produzione di melatonina viene bloccata, il ritmo della melatonina si è modificato, la sua produzione è minore. Insomma non è più in armonia con il ritmo del giorno e della notte presente in modo autonomo in ogni cellula (è genetico).

Ricordiamo che il messaggio della melatonina arriverà al pancreas (che ha recettori), al cuore (che ha recettori), alle arterie (che hanno recettori). La melatonina è anche l’unico ormone che passa la placenta intatto e arriva al feto. Ma se va fuori fase? Si capiscono le conseguenze negative.

E in questo momento segnato dal coprifuoco legato alla pandemia Covid le persone sono obbligate la sera a restate a casa, soli o con i familiari, molto spesso davanti alla televisione o con il computer e smartphone. Non ho sentito nessuno invitare a uscire la sera “a contemplar le stelle” (ammesso che lo smog vi permetta di vederle, a milano è impossibile o quasi). Invece c’è il coprifuoco, appunto. A Milano come a Parigi.

sabato 5 dicembre 2020

Dormire fa male al virus del Covid e bene a noi (L'esito della battaglia dipende anche dai nostri comportamenti)

Il sonno è necessario alle difese immunitarie (Pixabay)

La nozione del terreno - Strategia 1

In tutta la medicina un concetto è chiaro: la risposta di fronte alle aggressioni psichiche, fisiche, tossiche, batteriche, virali… dipende dall’aggressore ma anche dal soggetto

L’idea di terreno, costituzione, genetica ma anche capacità di far fronte a un problema esterno dipende dalla persona stessa oltre che dall’aggressore e a sua volta la persona risponderà in funzione della sua storia pregressa, dei suoi ricordi, delle sue aspettative, delle sue risorse… 

Vale l’esempio che è ben  noto: se si tratta di un orso o un leone che mi aggredisce, la mia risposta dipende da moltissimi fattori, per esempio se vivo in Africa, se ne ho già incontrati, se  posso far appello a delle strategie di successo già usate…

Se  per esempio fin da piccolo sono cresciuto  con un leone e sono abituato alla sua presenza è chiaro che la mia risposta sarà ben diversa da chi lo incontro la prima volta in carne e ossa.  Se sono preparato e mi aspetto l’incontro (per esempio sono in una zona abitata da leoni, ho già incontrato questo pericolo o semplicemente sto andando a caccia di leoni), la mia risposta sarà molto diversa a una situazione nella quale non mi aspetto l’incontro: sono nel mio confortevole appartamento di casa,  non ne ho mai visti prima da vicino e lo vedo comparire vivo dalla porta! L’effetto choc può arrivare al punto da paralizzare completamente persino la mia capacità di pensare! “Freeze” dicono in inglese, mi congelo sul posto, che è ancora peggio di fuggire o attaccare cercando di difendermi  

Al contrario, se sono al corrente del pericolo posso attrezzarmi a rispondere, posso comportarmi e vestirmi in modo adeguato. E ancora posso allenarmi ad avere più forza fisica, più capacità di reagire e combattere. 

Insomma che il leone abbia la meglio su di me, dipende anche da me 

Allarghiamo l’immagine e pensiamo all’attacco di un virus, la sua capacità di mettermi ko dipenderà dal mio stato oltre che dalla sua forza. 

E questo è stato dimostrato da tutti i dati, anche riguardo all’infezione da Covid: i più colpiti sono stati gli anziani con età superiore agli 80 e con più patologie concomitanti, perché sono i  più vulnerabili. Cioè dipende anche dal soggetto 

Allora mi chiedo perché non vengono fatte campagne di informazione per aumentare le difese o meglio, detto in modo più scientifico, per renderci meno vulnerabili alle infezioni?

Una premessa è  però essenziale:  la salute è un tutto armonico e non si potrà mai pensare che una qualche pillolina miracolo ci renda inattaccabili. La salute è l’insieme armonico di migliaia di funzioni.

Cominciamo con la prima questione nel caso di un agente infettivo, il corpo dispone di un sistema di riconoscimento e di eliminazione dei virus ma ci sono delle regole semplici che vale la pena ricordare.

La risposta immunitaria la fabbrichiamo di notte durante il sonno (l’inverso per il topo che è animale notturno) 

Nei prossimi post sul blog cercheremo di sviluppare questa idea e dare delle soluzioni pratiche, ma è chiaro  che il sistema immunitario è legato al sonno.

Secondo un’indagine condivisa dal National Health Service (NHS) britannico, meno di 4-5 ore di sonno per notte aumentano di 4-5 volte la possibilità di contrarre anche un semplice raffreddore, rispetto ai soggetti con un sonno notturno di circa 7 ore.

Stesse notizie dall’University of California San Francisco: la dottoressa Olivia Arezzolo ha infatti affermato che almeno 7 ore di riposo sono indispensabili in questo scenario di emergenza sanitaria. “Le prove sostengono che la mancanza di sonno compromette l’immunità: gli studi evidenziano una riduzione del 70% delle cellule immunitarie naturali, dopo sole 4-5 ore di sonno”.

Dobbiamo dormire! A volte non si dorme  perché ci sono preoccupazioni, malattie o altro (è in preparazione una newsletter sul  sonno), ma ricordiamo che guardare la sera la tv, lo smartphone o il tablet  fino a tardi  riduce la produzione di melatonina  che è un messaggero importantissimo, che informa tutto il corpo che è buio e che si può riposare. 

La melatonina è uno dei maggiori sincronizzatori del corpo umano ma è anche  una dei maggiori antiossidanti  e  anti invecchiamento (persino l’intestino o il pancreas hanno recettori per la melatonina), ma se  attraverso il sistema di retroilluminazione ci arriva della luce (specie della frequenza d’onda del blu) la melatonina viene ridotta, azzerata. Se è giorno va bene ma se è notte , quando la melatonina deve aumentare e informare tutto il corpo del buio , del riposo e del sonno è un grave problema di salute Insomma  difficilmente riuscirò  a difendermi dai virus  se il sonno vien modificato.

Quindi, va ribadito: dobbiamo dormire di notte

(continua)


giovedì 8 ottobre 2020

Senza il sorriso. Che ne sarà di tutti? E dei bambini privati del sorriso?

Da Pixabay

Privati del sorriso. Che ne sarà di tutti noi privati del sorriso? E dei bambini privati del sorriso?

L’uso delle mascherine ritorna a essere obbligatorio e non sta a me metterlo in discussione, ma può essere l’occasione per una riflessione: quali sono le conseguenze a livello psicologico di non vedere il volto degli altri, cosa induce il non vedere gli altri in faccia? E perdere di vista i sorrisi?

Nella specie umana il volto, in particolare la bocca, ci indicano le emozioni di chi ci troviamo di fronte e di conseguenza ci permettono di indovinare le intenzioni e gli atteggiamenti degli altri.

Il volto deve essere visto di fronte (di profilo non funziona). Bisogna vedere bene la bocca, se ha le labbra in su, in un sorriso, o aperte in una sorpresa o in una risata oppure chiuse in una linea di contenimento , o addirittura in giù (disprezzo, disgusto)

Questa capacità di riconoscere il volto umano è innata. A dire la verità siamo addirittura programmati per riconoscere il sorriso (o no). Il neonato a minuto zero è già capace di farlo, è programmato per questo. Come gli anatroccoli sono programmati per seguire mamma papera, il neonato umano riconosce il volto e il sorriso, se presentato alla distanza di circa 30 cm e di fronte (non di profilo) e capisce se sorride se gli è amico-materno o nemico-estraneo.

Vedere il volto intero ci permette di riconoscere le emozioni degli altri e nello stesso tempo le loro intenzioni: positive, favorevoli, tristi, nemiche, sofferenti, contenti o contrarie. Questo ci permette di organizzare le nostre reazioni e di capire gli altri , di condividere empaticamente o reagire ad esse: insomma di essere sociali.

Sembra che il linguaggio delle emozioni sia universale in tutte le culture. È stato infatti dimostrato, mostrando immagini di volti che esprimono diverse emozioni, rabbia disgusto amicizia sorpresa gioia… che esse vengono riconosciute in qualunque cultura con una concordanza straordinaria. Ma bisogna che ci sia il volto.

Privati del sorriso?

Che possiamo fare se la nostra innata reazione di fronte al volto che ci permette di entrare in relazione? Senza il sorriso, diventiamo a tutti estranei e tutti diffidenti. L’altro è mascherato e perciò diffidiamo.

E al volto senza espressione fa eco il distanziamento sociale (cosa diversa dal distanziamento fisico), quali ne saranno le conseguenze?

Da Pixabay




sabato 29 agosto 2020

La medicina delle armonie. Quando il medico deve ascoltare: la storia di Anna

Immagine da Pixabay

Lo sguardo e il tempo. Un altro esempio

Anna non riusciva concepire eppure aveva già avuto un bambino senza particolari problemi. Era rimasta incinta subito, non aveva mai avuto problemi di salute e allora? 

Alla medicina dello sguardo non apparivano anomalie: aveva fatto ecografie e isterosalpingrafie per controllare che le tube fossero aperte, nulla. 

Cosa sarà dunque successo? Agli esami, i valori ormonali apparivano abbastanza nella norma certo, ma mi direte voi un ormone non è descrivibile con un solo punto. Avere un solo valore o anche tre o 4 punti non permette di dire molto. Un ormone oscilla, cambia, cambia  tra giorno e la notte, cambia  secondo le fasi del ciclo, cambia secondo le stagioni dell’anno, e ancora cambia  secondo che cosa abbiamo fatto nel giorno , se siamo stressati oppure no , se riposiamo oppure no…

Quindi un valore non è indicativo della frequenza. Un ormone può avere oscillazione lunghe, da una stagione all’altra e brevissime:   l’oscillazione di un ormone può addirittura essere cosi  rapida da avere variazioni di millisecondi !

Misurare un solo dosaggio è come se uno volesse descrivere una curva usando un solo punto. Come se volessimo descrivere le onde del mare con un solo valore. C’è una fase in cui si alzano e una in cui si abbassano  così gli ormoni: un punto non ci dice se siamo sull’alto o sul basso della curva e come dicevamo, a complicare le cose, bisogno aggiungere che queste oscillazioni (noi le chiamiamo ritmi)  variano non solo  entro la giornata ma anche entro il mese, o anche entro minuti: ci sono oscillazioni lunghe dell’anno e brevissime di secondi che si sovrappongono quindi per sapere bisognerebbe fare centinaia di dosaggi al minuto per ventiquattro ore per un mese e per un anno. Abbastanza impossibile da realizzare! 

Questo non vuol dire che un solo dosaggio non ci indica nulla, per esempio se i valori fossero  estremamente errati ma non è sufficientemente accurato per fare una diagnosi corretta in molti casi più complessi

E allora la storia, il racconto, le parole diventano utili al medico.

Torniamo alla storia di Anna. Anna racconta il suo primo parto come terribile, traumatico; al solo ripensarlo le vien da piangere, non vuole neppure ricordare! La memoria la rimette in agitazione, rivivere quei momenti è per lei come se si ripetessero oggi, risente le stesse sensazioni provate,  riode  le stesse voci.

Dal suo racconto emerge che il parto iniziato bene si era poi arrestato e la dilatazione del collo dell’utero ( che deve aprirsi per far passare la testa fino a 10 cm- si era fermata a 6-7 cm di dilatazione e poi si era bloccata:  aveva preso la paura o forse il dolore era troppo rispetto a quello che si aspettava o forse aveva paura di lasciar andare il suo bambino, chi può dirlo? Fatto sta che la dilatazione si era bloccata.

La sua paura non era stata colta né ascoltata  dal personale medico e i medici  avevano pensato che fosse un problema di forza delle contrazioni avevano quindi aumentato la forza delle contrazioni dell’utero somministrando un farmaco, l’ossitocina, che ne aumenta la forza. Ma Anna,  non coperta dal dolore, aveva sperimentato un aumento ancora più forte del dolore fino un punto in cui non ce la faceva più.

Non ce la faceva più a superare il dolore e a superare la paura. Il blocco della dilatazione che è un riflesso della paura rimaneva e impediva alla testolina di uscire alla fine era lei stessa a supplicare che le facessero un cesareo, che il supplizio finisse E così alla fine è stato fatto. 

Un taglio cesareo, certo tutto bene: il bambino stava bene e lei si è ripresa in fretta ma il suo vissuto, la sua sensazione, è rimasto traumatico.

È precipitata nel senso di incapacità: non era neanche riuscita partorire!

La frustrazione si è sommata alla sensazione di non farcela non era riuscita a sopportare il  dolore non era riuscita a partorire. Così non riusciva a uscire dallo choc.

Erano passati otto anni

In  questi diceva di star bene ma ancora non voleva sentir parlare di parti ne pensare di ritrovarsi di nuovo in quella situazione o anche solo di rientrare in ospedale. Coscientemente desiderava insieme al marito un altro bambino ma visto che il corpo obbedisce sempre alla mente, non riusciva a concepire.

Noi sappiamo che il corpo e la mente  sono attaccati, sono la stessa cosa, il modo in cui si parlano ,si comunicano sono le frequenze temporali: Avere un trauma aver subito un trauma vivere in uno stato di choc, modifica le frequenze per esempio degli ormoni dell’ovulazione .

Sappiamo scientificamente che lo stress altera le frequenze degli ormoni che comandano il ciclo, sappiamo che l’ovulazione avviene solo se dormiamo profondamente rilassati, sappiamo che sopra l’ipofisi (produce FSH e LH) che comanda all’ovaio, c’è un altro centro di controllo nel cervello che comanda alla produzione degli ormoni  della riproduzione e la cui frequenza (minuti ) è determinante perché l’ipofisi produca nell’esatta frequenze gli altri ormoni. 

Quindi nel caso di Anna non c’erano anomalie visibili, non c’erano anomalie rilevabili con le tecniche disponibili. Ma con l’ascolto è stato possibile risolvere il trauma. E ciò le  ha permesso di avere un secondo bambino.


giovedì 18 giugno 2020

Curare con le piante. Fitoterapia: medicina d'avanguardia con radici antichissime

Arnica Montana - Pixabay
La fitoterapia è la più antica "forma" della medicina ma anche una delle più interessanti per il futuro. Le piante ci offrono delle possibilità di nuove terapie nella pratica quotidiana.

La medicina chimica nasce nel secolo scorso con la possibilità di replicare in vitro dei componenti (delle molecole) estratte dalle piante, saltando cosi il processo di estrazione e purificazione dalla pianta, evitando che ci fossero mescolati altri componenti. Evitando il rischio che la pianta di partenza abbia sofferto siccità o inquinamento e selezionando un solo principio attivo e aumentando in modo massiccio la concentrazione della componente (molecola) selezionata.

La stessa cosa vale gli ormoni: un tempo estratti dagli animali, dalle urine delle mucche o delle donne in gravidanza, oggi invece sintetizzati in laboratorio.

Il primo ormone sintetizzato artificialmente in laboratorio ma identico a quello umano fu l’ossitocina. È stata scoperta nel 1906 da Henry Hallet Dale, un neurologo britannico. Hallet Dale vinse il premio Nobel per la medicina nel 1936, ma non per la scoperta dell’ossitocina L’ossitocina è stata poi isolata e sintetizzata per la prima volta nel 1953 da Vincent du Vigneaud. Per questa scoperta ottenne il premio Nobel per la chimica La sintetizzò addirittura in un laboratorio improvvisato in casa!

Oggi, i prodotti del laboratorio garantiscono un livello di purezza molto alto che li rende quasi identici a quelli umani (quelli veramente identici si chiamano oggi ormoni bio-identici, gli altri hanno comunque dei resti di fabbricazione)

Ma torniamo alle piante.

L'aspirina viene dalla corteccia dei salici, è l’acido acetil salicilico, gli antibiotici come la penicillina dalle muffe, il taxolo per combattere il cancro dell’ovaio dalla pianta del tasso, la digossina dalla digitale… e così via

E’ ovvio che sintetizzando in laboratorio si aumenta l’efficacia dei singoli componenti della pianta (l’acido acetil-salicilico raggiunge in una compressa concentrazioni enormi rispetto all’originale estratto di corteccia).

La pianta però è un totus, una sinergia di componenti che a volte può essere utile rispettare.

La pianta in toto spesso offre dei vantaggi rispetto ai singoli componenti, proprio perché ha tanti componenti, una sinergia di azione che permette di allargare lo spettro di uso e al tempo stesso, è anche qualcosa di totalmente diverso rispetto alla medicina chimica.

Ora sono migliaia gli esperimenti scientifici e le ricerche sulle piante Si è partiti alla ricerca di nuovi farmaci proprio indagando e studiando i componenti delle piante.

Le ricerche sulle molecole di cui le piante sono composte viene fatta oggi con i criteri più avanzati degli esprimenti in vitro, con sperimentazioni su animali, con studi su pazienti a doppio cieco ecc. 

Esistono riviste serissime, con comitati di verifica (peer review) e gli articoli vengono pubblicati, letti e discussi. Se guardate su Pubmed si è passati da qualche articolo a migliaia … un mondo in esplosione!

Curare con le piante oggi significa avvalersi di questa fitoterapia scientifica.

Si sa quale componente della pianta agisce, su quale processo cellulare o su quale recettore, su quale batterio o su quale recettore. Gli usi sono confermati da esperimenti scientifici, da trial clinici, gli effetti collaterali misurati.

E’ vero che si rieditano certo anche antichi libri, dal primissimo Mattioli del 1500 a quelli dei medici americani dell’800 che usavano delle loro conoscenze erbalistiche europee e le arricchirono con quelle degli indiani d’America con cui vennero a contatto. Si rileggono le ricette della medicina ayurvedica come quelle di Ippocrate e di Ildegarda di Bingen: spesso nei vecchi testi è difficile sapere di che pianta si parla esattamente perché la classificazione delle piante che permette oggi di parlarci in tutto il mondo e che definisce ogni pianta con nome e cognome, specie  Classe, Ordine, Genere, Specie in l latino è nata con Linneo nel 18° secolo. Linneo era un naturalista nato in Svezia nel 1707 e morto nel 1778

Questa ricerca scientifica di nuove soluzioni, di nuove molecole a partire dalle piante ha portato a scoprire nuovissime soluzione per le malattie di oggi.

Oggi usare la fitoterapia vuol dire conoscere le componenti chimiche delle piante, il loro uso preciso, le patologie su cui sono state dimostrate utili, ecc. 

Ormai insomma le piante sono farmaci a tutti gli effetti; sono sperimentate come i farmaci ufficiali e verificati nel loro spettro di componenti e nelle loro costituenti e i risultati pubblicati su riviste scientifiche.

Questo non vuole dire che la medicina non possa avvalersi di molecole sintetizzate in laboratorio o di ormoni fatti in laboratorio.

Per esempio l’insulina non più estratta dal pancreas dei maiali, ma fatta in laboratorio è sicuramente più sicura e non scatena reazioni di rigetto come quella di un’altra specie e ha permesso di salvare e continua a salvare milioni di vite, quando il pancreas non è più capace di produrla da sé (l’insulina permette alle molecole di glucosio di entrare nelle cellule e senza glucosio moriamo).

Ma dobbiamo ricordare che ci sono tantissime piante che si potrebbero usare prima di diventare insulino-dipendenti cioè quando ancora il pancreas può produrre da solo insulina, ma va aiutato a “sentirla” se cosi si può dire, oppure va modificata la sensibilità dei recettori dei tessuti, allo stimolo dell’insulina cosi che le molecole circolanti di insulina possano bastare e diventano capaci di far funzionare la cellula.

Insomma esistono piante che funzionano come una specie di ripetitori che trasmettono il segnale o come amplificatori che fanno sentire più forte il messaggio, o che permettono di migliorare il recettore ricevente … ecc.  Ma qui insorge la vera difficoltà: se il recettore è intossicato… è un problema di eccesso di zuccheri circolanti nel sangue? Oppure i problemi sono del recettore del pancreas (è molto sensibile alla melatonina, è una carenza di sonno? O è un problema del recettore periferico intossicato dai grassi? O ancora un problema di flora intestinale? O di sensibilità del pancreas? Oppure di carenza di sonno? O di  stress?  

Bisogna fare la diagnosi, bisogna conoscere le diverse soluzioni terapeutiche fitoterapiche e poi…. vanno adattate a quella persona in particolare, perché ognuno è unico e irripetibile e non esistono nel mio modo di lavorare due ricette identiche.

In ogni caso ci sarà una terapia diversa, una pianta diversa da prescrivere!

Insomma usare le piante richiede prima di giungere a una diagnosi molto sofisticata.

Una medicina d’avanguardia davvero attenta alla persona da curare.



venerdì 15 maggio 2020

Chi è il ginecologo psicosomatico? Un medico fuori dagli schemi


Chi è il ginecologo psicosomatico?


E' un medico fuori dagli schemi, che ti lascia parlare e si interessa alla storia della persona, che non ha fretta di fare entrare i sintomi dentro un
a malattia e la persona dentro un’etichetta, che non ha fretta di contenere il lamento e la sofferenza con una rapida prescrizione di un farmaco.

E’ un medico che di ogni sintomo vuole sapere da dove arriva e cosa c'è dietro, oltre, intorno. In un epoca di tecnocrati e di sicurezze già fatte, in realtà sono sempre di più i ginecologi che riconoscono la validità e l'importanza di un approccio globale, psicosomatico, ai disturbi femminili.

Quali sono le nuove teorie della psicosomatica? La psicosomatica ... ma oggi?
Oggi ci sono diverse teorie per spiegare il “salto dallo psichico all’organico”, secondo l’espressione di Freud. Secondo le mie teorie, il modo di concepire e vivere il corpo è il Self, l’Io, “il corpo è il nostro modo di essere al mondo”. Io e il corpo sono la stessa cosa, lo schema corporeo con la sua struttura endocrina e neurovegetativa emotiva e l’essere Io, se stessi, in senso psichico sono la stessa cosa.

Appare allora chiaro perché il sintomo non debba semplicemente essere rimosso, ma debba essere interpretato nel contesto e nel modo giusto.

La malattia è un po' come il segnale luminoso di un disagio: per guarire non basta sopprimere il disturbo con i farmaci.

Per i ginecologi psicosomatici non esistono malattie da etichettare come "psicosomatiche", quasi fossero un'invenzione della paziente: esiste invece un approccio psicosomatico, cioè un atteggiamento, un ascolto, un modo di lavorare che può essere d'aiuto per molte patologie, soprattutto se si tratta di disturbi cronici e ricorrenti.

La medicina armonica come spiega il ‘salto dalla mente al corpo’ come diceva Freud?

La medicina armonica è proprio questa possibilità di spiegazione le emozioni i sentimenti cosi come i segnali di intossicazione della cellula, il metabolismo del fegato o il sistema immunitario o gli ormoni sono connessi perché in una rete di frequenze , sono sistemi ritmici e noi alterando le frequenze alteriamo la salute che si basa su relazioni armoniche: non ci sono malattie fisiche da un lato e psichiche dall’altro, ma solo alterazioni dei frequenze tra loro o rispetto al mondo esterno ecc. che alla fine esiteranno in un danno organico visibile e dimostrabile.

Insomma che si tratti di una infezione da virus o di un pensiero negativo ripetuto, che sia una carenza di calcio o una paura infantile se provocano delle modificazioni della struttura ritmica dell’organismo avremo del conseguenze che saranno diagnosticabili anche con la medicina attuale.

Facciamo un esempio: per es l’ipertensione essenziale sapiamo oggi che è una alterazione del rapporto tra frequenza del sistema nervoso simpatico e parasimpatico, uno comanda la reazione di allerta ed è perciò più attivo di giorno e uno comanda la funzione di crescita e rinnovamento cellulare, di metabolismo energetico ed è dominante di notte. Se la situazione di ipertensione (squilibrio di frequenze) permane avremo complicanze vascolari, cardiache, ictus ecc. ma questo è conseguenza dell' alterazione dei ritmi, e perché attiviamo la frequenza del simpatico in modo errato?

Per esempio russando di notte (le apnee notturne sono come degli stress per il corpo e se si producono in anti-fase cioè quando il sistema simpatico dovrebbe esser a riposo, sono dannosi) o perché viviamo sotto stress continuo (dalle liti sul lavoro a quelle con la moglie o il marito) o semplicemente perché viviamo sempre sotto sforzo…

Il risultato sarà che il corpo non è più capace di ritrovare da solo il suo sistema di equilibrata oscillazione simpatico parasimpatico, il loro ritmo circadiano, uno di giorno e uno di notte,  e col tempo compare la conseguenza sul piano delle arterie o delle ossa (siamo un tutto unico).

Se curassimo allo stadio di alterazione dei ritmi potremmo evitare le conseguenze dei danni d’organo

Qual’è il ruolo che riveste la visione del mondo di una persona all’interno della malattia e del processo di guarigione?

Attualmente la scienza dimostra che, ad esempio, se siamo felici il sistema immunitario risponde meglio, oppure un altro esempio, se non vediamo lo scopo della nostra vita diventiamo tristi. E al depressione lo dimostrano migliaia di pubblicazione, altera i ritmi e aumenta il rischio di cancro, di osteoporosi, di angina ,…

Quello che mi è sempre più chiaro, andando avanti nelle mie ricerche, è che le emozioni sono fisiche, le sentiamo nel corpo e sono trasmesse dagli ormoni, dai neuromediatori e dal sistema nervoso neurovegetativo.

Ma quale sarà l’emozione che vivremo dipende da una serie di fattori, che comprendono non solo il contesto, i programmi biologici innati, ed i condizionamenti anche a partire dalla vita intrauterina, ma anche da come noi leggiamo la realtà.

E come leggiamo la realtà dipende, oltre che dai fattori che abbiamo elencato prima, dal senso che diamo alla nostra vita ed al nostro destino.

Il senso non è mai scontato ed è sempre da rielaborare nel contatto con la realtà.

lunedì 27 aprile 2020

Covid-19: le cellule del naso punto d'origine dell'infezione. Ecco perché la mascherina va usata bene

Foto da Pixabay
I tessuti del naso avrebbero un ruolo molto importante nell'inizio dell'infezione da Covid-19 (coronavirus), nella sua trasmissione e scomparsa: sarebbero il punto di origine dell'infezione e una possibile fonte di contagio nell'organismo e tra le persone.

Lo indica uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine dal Wellcome Sanger Institute di Cambridge, guidato da Waradon Sungnak.

Precedenti studi avevano già mostrato che i tamponi nasali, fatti sia ai pazienti sintomatici che asintomatici con Covid-19, avevano una concentrazione del virus maggiore di quelli fatti in gola. Ciò indica il passaggio nel naso come porta d'ingresso per l'inizio dell'infezione e la sua trasmissione.

Le molecole Ace2 e TMPRSS2 (che si trova nel tessuto dei polmoni) sono quelle che aprono la strada al virus SarsCov2 nella cellula umana.

Per capire quali sono i geni coinvolti nel codificare queste due molecole, i ricercatori hanno esaminato vari campioni di diverse parti di tessuti del sistema respiratorio, della retina, muscolo-scheletrici, della prostata, cervello e pelle, prelevati da donatori sani.

L'analisi ha confermato il coinvolgimento del recettore Ace2 in più tessuti e ha rilevato una forte presenza di Ace2 e TMPRSS2 nelle cellule nasali che producono il muco.

Ciò suggerisce, conclude lo studio, che queste cellule nasali sono il punto di origine dell'infezione virale e una possibile fonte di contagio dentro e tra le persone.

Quindi, anche a livello pratico, l'uso della mascherina deve essere corretto. Ovvero il naso deve essere "protetto", mentre capita di vedere alcune persone che tengono la mascherina a coprire la bocca ma abbassata sotto il naso. Così non va bene!

In un precedente post parlavamo dell’olio essenziale di Raventsara (Cinnamonum camphora del Madagascar), anch'essa della famiglia delle lauracee e pure ottimo proprio contro i virus dell'epatite, dell’influenza, herpes, mononucleosi e con uno speciale tropismo per le vie respiratorie. - Se vuoi vai a rivedere l'articolo in cui se ne parla a proposito di prevenzione: CLICCA QUI


LEGGI ANCHE: Le mascherine riducono di 36 volte la trasmissione da DottNet





sabato 4 aprile 2020

Le strategie vincenti di fronte alle situazioni negative, non solo contro il coronavirus. Vediamo cosa possiamo cominciare a fare

(Foto Pixabay)
Dal punto emotivo le strategie vincenti si chiamano in termine tecnico capacità di coping, cioè le capacità di stare con l’evento

Cioè, ammesso che la vita riserva sempre cose negative, che cioè umani dobbiamo far fronte a cose belle ma anche brutte, che ci possono essere, malattie e morti ma acne, licenziamenti, lutti, attacchi terroristici, figli diversi da come li vorremmo, limitazioni fisiche o delusioni amorose, tradimenti della fiducia e abbandoni... e la lista si estende. Ma come reagiamo?

E se le nostre reazioni sono cosi importanti da farci ammalare, da raccorciarci la vita a e aumentare rischi di cardiopatie di cancri ecc. è bene chiedersi: come reagiamo?

Cerchiamo quindi di vedere quale può essere una modalità di reazione positiva (di fronte a qualcosa di negativo, appunto)

Cominciamo con il dire le cose da NON fare

1 Sbronzarsi

Vi sembrerà una cosa stupida ma buttarsi a capofitto nell'alcol o in qualunque tipo di droga non è una buona soluzione, anche se purtroppo spesso adottata. Pare che gli uomini siano più a rischio delle donne

2 Ruminare (ripensare in continuazione a fatti negativi)

La ruminazione è oggetto di moltissimi studi ed è stato dimostrato che è veramente grave (x la salute)

Le donne la usano più degli uomini pare, significa pensare sempre al fatto (negativo), parlare solo del fatto (negativo) accendere la tv e ascoltare solo i report (negativi), aprire il telefonino e leggere i messaggi negativi (infatti cerco di farne uno positivo per non peggiorare la vostra salute), telefonare all’amica e commentare il fatto negativo. poi chiamare una persona dopo l'altra e condividere le idee del blog della amica, la sera ripetere i commenti negativi e i commenti dell’amica uno e della amica due con i nostri commenti al partner che a suo volta può intromettersi e commentare a sua volta i fatti negativi. Insomma ruminare ovvero moltiplicare il negativo.

Oppure ruminare da soli tutto il giorno

Il termine ruminare non lo ho inventato io, è un termine scientifico per descrivere questa cattiva capacità di coping.

La ruminazione è associata a sintomi depressivi e all’ansia, mi pare evidente

È associata anche a deficit di concentrazione, vuoti di memoria, rende impossibile staccarsi dall’evento e guardare con un altro sguardo che permetta di trovare una strategia migliore, mantiene una modalità di trattamento dell’informazione deleterio, perché ci si focalizza solo sugli aspetti negativi.

E persino pare che la ruminazione sia in grado di indurre delle modificazioni epigenetiche di un gene che è in gioco nei sintomi depressivi.

Approfondisci la ruminazione mentale


3 Negare

Secondo Kubler Rosso che è una grandissima donna che per prima si è interessata alle reazioni davanti al morire, dice che la prima reazione e di fronte qualcosa che non vorremmo è dire: non è vero, non è cosi, si sono sbagliati tutti, ecc.

La negazione ci protegge per un poco, ma poi prima o poi dobbiamo fare i conti con la realtà (salvo sprofondare allora ai lidi della follia dove naturalmente possiamo dire che non è vero nulla, che noi siamo Cristoforo Colombo o Napoleone, ma che ci vede poi confinati in un ospedale psichiatrico) o prendere atto della realtà per quanto brutta sia.

4 Pensare di essere onnipotenti e invincibili

Anche questa è una posizione pericolosa e non è una buona strategia di coping, nell'antichità era considerata la più pericolosa; i greci la chiamavano ubris, vuol dire non riconoscere che siamo creature e non degli dei

Farsi simili agli dei e non delle creature che si riconoscono tali pare sia stato il peccato di due che si mangiarono una mela per sentirsi come dei. Dopodiché sappiamo come andò la storia: da allora tutte le conquiste, tutti i parti, tutti i raccolti tutte le grandi opere costeranno fatica per ottenerle, (dal mietere il grano a scolpire o dipingere o inventare o costruire).

Dio si vide persino costretto a fornire ai due in questione anche una pelle nuova, una specie di vestito da indossare per andare in giro vestiti perché non avevano più neanche la dignità di guardarsi.

Quali sono allora le strategie positive?

Tutti dicono che un ammortizzatore dei colpi è il sostegno sociale

Moltissimi studi hanno mostrato gli effetti positivi sula salute fisica e mentale, tanto rispetto alle condizioni cardiovascolari quanto alla depressione di sentire un appoggio affettivo e del gruppo; il sostegno funziona al massimo se è fornito da una persona cui facciamo fiducia

Ma alla fin fine siamo noi soli a far fronte agli eventi negativi

È stato coniato un termine che dice la capacitò di far fronte, senza durezza e senza soccombere: è la resilienza

Ed ecco i fattori che permettono la resilienza

1 Essere ancora capaci di emozioni positive, guardare il fiorellino che spunta tra le crepe dei muri vedere le gemme sugli alberi, sentire una musica o gustare un cibo, non importa quanto costoso e stellato sia, ma che magari ci ricorda l’infanzia o alcuni momenti piacevoli passati.

2 La capacità di porsi dei limiti: se non posso allenarmi per vincere la maratona, posso fare mezz’ora di yoga sul tappeto di casa non è la stessa cosa ma per oggi mi posso accontentare e mi fa stare meglio

3 Ridurre le aspettative su di sé. Non pretendere troppo da sé stessi senza rinunciare a migliorarsi

Occuparsi degli altri, prendersi cura dei bambini. dei genitori, di un vicino che ha bisogno… tutti i giorni un piccolo gesto un po’ di tempo per gli altri. Mi fa sentire utile e meno solo

5  Cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno, si sono chiuso in casa, ma non sono qui perché costretto da un dolore, da un male terribile, la cosa è più accettabile

Se diciamo come Woody Allen: "Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno… di veleno però”, beh, questo non aiuta. Di di certo meglio dire, come era solita mia madre: “A Mohacs abbiamo perso di più “, ricordando una famosa battaglia in cui i turchi conquistarono l’Ungheria spazzando via tutto, (Mohacs adesso infatti è in Romania, agli ungheresi è rimasta solo l’espressione linguistica. La battaglia si combatté nel 1526 e tra le conseguenze, negli anni successivi, ci fu la spartizione dell'Ungheria tra Asburgo e Impero Ottomano)

Insomma è necessario a riesaminare il problema che ci crea difficoltà e contestualizzarlo in una luce più positiva. Questo richiede un atteggiamento positivo verso la realtà. Atteggiamento che obbliga  a fare uso di informazioni e conoscenze. Cerco di informarmi per capire a affrontare il problema. Per trovare una giusta prospettiva. Quindi lavoro per potere riformulare in modo positivo il problema, accentando e comprendendo la situazione, ma anche affrontandola in modo più utile e positivo per superarla.

Le tre parole chiave sono Cognitive reappraisal, positive reframing e acceptance

Ma alla fine, tutti gli studi concordano che occorre per poter fare questa riformulazione del problema in una luce più positiva e accettare di fare il possibile anche se non è tutto, occorre avere:

a sense of purpose in life

a moral compass

spirituality

the ability to find meaning in the midst of trauma


Che tradotto significa avere il senso dello scopo della propria vita, una bussola morale, una spiritualità e la capacità di trovare un senso anche nella nebbia del trauma

E se cercassimo questo adesso? Anche nella nostra vita quotidiana

Buon lavoro allora!

mercoledì 1 aprile 2020

Quando la medicina curerà le emozioni? Il buon umore aiuta a mantenere la salute. Questo è ormai accertato

(Pixabay)
Quando la medicina curerà le emozioni per se stesse?

Uno studio della Mayo Clinic (USA Rochester) dice che le persone ottimiste vivono più delle altre il 19% in più e in con una condizione fisica molto migliore.

Altri studi, ad esempio dell’università di Stanford e di Haifa mostrano che provare emozioni positive permette di ridurre fino -al 46,5% alcunii tumori maligni.

I pazienti depressi hanno un rischio di mortalità due volte maggiore dei non depressi e un rischio maggiore di malattie coronariche, indipendentemente dall’età e da tutti gli altri fattori di rischio come il fumo la pressione alta l’obesità e un rischio di infarto 2-3 volte maggiore indipendentemente dalla malattia cardiaca di base

Le donne hanno una densità ossea minore se hanno una storia di depressione grave

Il cancro al seno ha una evoluzione positiva più rapida nelle donne che non rimuovono le emozioni

Possiamo continuare nella lista, cosi ma ormai ne siamo certi: il buon umore migliora la salute e prolunga la vita, in altre parole, non vi ammalate, se vi ammalate guarite prima e in fin dei conti vivete di più e in miglior salute

Già ma come si fa a conservare il buon umore?

Non è facile, le immagini davanti ai nostri occhi delle bare, piuttosto che quelle di particelle virali o di laboratori e provette con la scritta covid 19 provocano un moto di inquietudine e paura.

Sembra che le tv non abbiano altre immagini, avete notato? E d'altra parte anche molti cercano immagini che diano un senso di horror, una sensazione (morbosa) di paura. In generale ci sono dei messaggi subliminale nelle immagini: per esempio le réclame dei tamponi o assorbenti igienici hanno sempre qualcosa di rosso, la ragazza ha una gonna rossa, c’è un motorino rosso o delle labbra rosse, ma il sangue appare…di color blu!

Così i messaggi sul covid 19 veicolano, appunto, un messaggio. Ci ricordano, e giustamente, che il rischio è serio. Anzi molto serio. I camici bianchi stanno facendo il massimo, che la scienza ce la farà, ma comunque non si scherza di fronte a questo malefico (nel vero senso di fare male) virus.

Resta il fatto che ci sentiamo attaccati e sotto pressione, quando ci vengono mostrati i dati relativi al coronavirus, le città vuote, la gente con la mascherina, i laboratori superattrezzati e quelle terribili sferette come uncini che pur essendo davvero piccoli (per vederli serve la microscopia elettronica) a noi sembrano grandissime asteroidi pronte a colpirci e distruggerci. Il tutto accompagnato da parole come guerra, lotta, indietreggia, avanza, esplode, battaglia...

E' evidente siamo minati... anche nel buon umore. Aggiungiamo poi che dobbiamo restare chiusi in casa, rinunciando a tante abitudini come il moto e la vita sociale. Insomma tendiamo a deprimerci.

Ma cos'è dunque questa emozione positiva che si dovrebbe conservare per non precipitare nella depressione, che si dovrebbe poter sperimentare anche in situazioni obiettivamente negative, come il cancro o il covid 19?

Gli antichi parlano di qualcosa che non è certo la gioia sfrenata di una festa, o una eccitante avventura o una scoperta di paesi nuovi o emozioni intense ma di qualcosa come la calma di un lago interiore, come se fuori potesse perseverare la tempesta e dentro restasse o si potesse ritrovare questo luogo interiore; immaginate un lago azzurro, una brezza leggera, una pace profonda, una armonia totale e voi siete quel lago azzurro.

Nel prossimo post cercherò di dirvi qualche consiglio - Continua CLICCA QUI

mercoledì 25 marzo 2020

Difendersi dal Covid 19: la prevenzione è importante. Comportamenti corretti, ritmi di vita giusti, vitamine, quercitina e oli essenziali possono aiutare la nostra salute. Parliamone

Da Pixabay
Le mie pazienti continuano a chiedermi che fare  di fronte a questo virus SARS-CoV2, noto con il nome di  Covid 19 o ancor più a livello popolare come coronavirus.

L'emergenza non è ancora passata, ci vorrà altro tempo.

Che fare? Innanzitutto attenersi alle disposizioni che danno le autorità sanitarie esperte specializzate in questo ambito.

Si tratta di un virus come sapete. 

I virus sono microrganismi acellulari piccolissimi e strutturalmente molto semplici, costituiti da una catena di DNA o RNA, racchiusa in un involucro proteico protettivo detto Capside, quindi sono privi delle tipiche strutture cellulari. Sono dei parassiti obbligati intracellulari e per riprodursi hanno bisogno di invadere una cellula ospite e sfruttarne i meccanismi replicativi.

Nel caso dei coronavirus si tratta di un virus a RNA quindi soggetto a mutare molto più facilmente di quelli a DNA. Possono anche saltare dagli animali all'uomo in certe condizioni di promiscuità ed è quello che è successo. Le epidemie da coronavirus sono frequenti e anche gravi negli animali.

Negli umani determina  principalmente il raffreddore ma anche malattie più gravi. Recentemente sono emerse due pandemie di coronovirus che hanno causata un'alta mortalità negli umani: la Severe acute respiratory syndrome coronavirus (SARS-CoV) nel  2003 SARS-CoV pandemic che ha infettato 8500 persone e ucciso 800 e uha avuto n costo di bilioni di dollari  e la Middle East respiratory syndrome (MERS-CoV) nel  2012 che indicano come i coronavirus possono a volte diventare terribili  e determinare pandemie.


La prima difesa è il nostro sistema di vita 

La paura mina il sistema immunitario e questa è l’ultima cosa di cui  ha bisogno per far fronte a una infezione qualunque essa sia.

Ma anche, i ritmi di vita alterati minano il sistema immunitario e qui  parlo da cronobiologo che è il mio campo di ricerca, non rispettarli altera l’armonia dei ritmi  e il sistema immunitario che è controllato dall’orologio circadiano (più attivo in certe ore meno in altre ) e se creano alterazioni della  struttura armonica (cronodistruzione) si “sballa" tutta la risposta immunitaria.

Essere attivi di giorno, non mangiare di notte, non vivere perennemente depressi o infelici e senza scopo nella vita: tutto cio è stato dimostrato mina il sistema immunitario. (Hanno addiritttura fatto esperimenti di modifica dei geni che regolano il tempo ottenendo la distruzione della risposta immunitaria).


Non dimenticare le precauzioni di base

Alcuni dicono  "No problem - It's minor", altri parlano di catastrofe. Non voglio io entrare nel gioco delle speculazioni e delle polemiche, e invito, insisto, a seguire le informazioni, i consigli e a attenervi strettamente alle decisioni prese da esperti, dalle autorità governative e di salute pubblica.

In ogni caso bisogna seguire appropriate misure di igiene un appropriato protocollo precauzionale ben noto: lavarsi bene le mani, mantenere una distanza di sicurezza (le goccioline dello sputo  arrivano fino a un metro di distanza) e non parlare quindi vicino alle persone. Anche proteggersi la bocca e il naso con un fazzoletto o mascherina è utile.

Ma anche non fumare, rimanere in quarentena (ma per quanto non c’è accordo sulla durata secondo il Lancet bisogna stare in quarentena almeno 24 giorni mentre altri dicono un mese, chi altre durate).
sarebbe peccato non  ricordarsi anche che c’è una prevenzione che possiamo fare.


Migliorare la salute generale migliora le difese

Migliorare globalmente la salute migliora le difese. Tutti gli antiossidanti sono utili perché riducono lo stress ossidativo delle cellule, in una recente intervista Jean Luc Montagner premio Nobel della medicina nel 2008 per la scoperta dell virus  HIV ha dichiarato recentemente utilità del glutatione nel combattere il coronavirus, anche se è soprattutto il fegato a usarlo nei processi di detoxificazione e come antiossidante. Ma è ovvio che, in generale, se stiamo meglio ci difendiamo meglio !


Ma torniamo al coronavirus

Ecco i dati del sistema medico francese (le quotidien du medecin del 7 marzo)

La durée d’incubation du virus est de 2 à 14 jours (en moyenne 3 à 7 jours). Des publications suggèrent que cette période pourrait être supérieure à 14 jours, mais le niveau de preuve est jugé insuffisant à ce jour.

Les premiers signes cliniques sont: toux, fièvre (supérieure à 38°), fatigue, dyspnée, anorexie, rhinorrhée, myalgies, céphalées, pharyngite. D’autres signes peuvent apparaître comme vomissements, diarrhée, céphalées, vertiges, conjonctivite. Les données épidémiologiques mettent en lumière un spectre clinique de l’infection étendu, allant de formes asymptomatiques jusqu’aux formes graves avec décès. La symptomatologie respiratoire reste au premier plan. Les formes sévères représentent 13 à 17 % et la létalité est de 2 à 3 % des cas déclarés en Chine.

In particolare gli anziani sono più vulnerabili perché sopportano meno una riduzione di ossigeno ma anche gli asmatici, i fumatori i portatori di varie patologie...

Se guardiamo le cifre della nave da crociera Diamond Princess. Tra gli infettati da coronavirus  covid19

1) Le persone di età tra i 70 à 80 anni  hanno un rischio di morire  de l0,5 % (1 mort sur 228 personnes infectées)

2) Gli ottantenni  (80 à 90 ans) hanno un rischio di morire  del 10 % (5 morts sur 52) !  Del resto l’influenza ha ucciso nello scorso anno 250.000 persone nel mondo in un anno.

Ecco perchè è importante proteggersi .. con serenità senza panico ma anche con serietà.


Attente ai ritmi biologici

Perché il nostro sistema immunitario funzioni al meglio, ripeto, occorre ricordarsi che è comandato e sincronizzato al ritmo di vita e che se noi lo alteriamo in modo significativo perde la sincronizzazione anche la risposta immunitaria e di conseguenza la rendiamo meno efficace.

Insisto quindi: non alterare i ritmi biologici ( cioè ricordarsi che siamo animali diurni dobbiamo mangiare solo di giorno e dormire di notte  e non mangiare di notte)

Tra l'altro i coronovirus hanno molti meccanismi attraverso i quali evadono la risposta immunitaria dell’ospite ed è stato suggerito che questo meccanismo di evasione del sistema immunitario contribuisca alla gravità della malattia.

Un meccansimo delle cellule che deve segnalare e mettere in atto la risposta antivirale è chiamato STING, stimulator of interferon genes. Cioè per arrivare a una infezione seria i virus devono evadere il sistema di riconoscimento innato del nostro sistema immunitario, il sistema di segnalazione STING funziona come un adattatore nel sentire i molti virus a RNA positivi  e attivare la cellula infettata contro di loro. SARS coronavirus and human coronavirus NL63, inibiscono questo meccanismo (disrupt K63-linked polyubiquitination and dimerisation of STING ). Non so se anche il Covid 19 usa questo sistema ma è molto probabile.


Come si diffonde il coronavirus

Si sa che il coronaviruses si diffonde da persona a persona attraverso l’aria , lo starnuto, la tosse e la saliva, e le feci  Il virus entra nelle cellule attraverso delle vescicole chiamate endosomi, all’interno rilascia il suo RNA e attiva i meccanismi della cellula infettata in modo da produrre più proteine virali.

Il  coronavirus possiede degli enzimi  - proteasi papain-like protease (PLpro) and 3-chymotripsin-like protease (3CLpro) - essenziali per la sua replicazione ma queste proteasi oltre a servire alla replicazione virale hanno anche la funzione di evadere la riposta immunitaria innata delle cellule stesse.

Queste proteasi sembrano interessanti come possibili target di farmaci antivirali perché essenziali alla replicazione del virus.


La quercitina e le sue fonti alimentari

Sono stati proposti dei rimedi fitoterapici come in grado di distruggere questo enzima e quindi di proteggere la capacità della cellula di difendersi contro il coronovirus, ma non pensiamo che questo sia sufficiente e credo fermamente nel soccorso della medicina nel salvare le vite. Tra questi rimedi il più citato è  la quercitina  che ha mostrato  una efficiacia in vitro contro il coronavirus cinese.

(“The following herbal remedies that are suggested destroy the 3CL enzyme and thus protect the cell’s ability to protect itself against the coronavirus. The best for destroying the 3CL enzyme is quercetin  and epigallocatechin gallate, which is found in green tea and green tea extract  )

Le sostanze contro l’enzima 3CL si trovano anche nell’origano, aglio, zenzero, curcuma, scorza del limone, semi di lino e frutti del sambuco 

La quercitina ha dimostrato al sua efficacia contro il virus Zika e Ebola  e contro le infezioni polmonari.

E stata racommandata e Dr Michel Chrétien, esperto virologo alla televisione canadese come probabilmente attiva sul coronovirus.

In particolare alimenti particolarmente ricchi di quercetina sono:

le cipolle
il cappero (è la pianta che ne contiene la maggior quantità rispetto al peso),
il levistico
l'uva rossa e il vino rosso,
la cipolla rossa,
il tè verde,
il mirtillo,
la mela,
la propoli,
il sedano.

Tra gli altri integratori ricordiamo la propoli ha dato buoni risultati ma attenzione alle allergie, molte persone sono allergiche alla propoli

Le vitamine aiutano ad aumentare le difese immunitarie

Aumentare le difese immunitarie con le vitamine certamente non basta a fermare l'infezione ma è sicuramente uno buona cosa. La vitamina D uno studio dell’università del Colorado in case di riposo per anziani ha mostrato che un aumento di 3.000 UI de vitamine D al giorno basta a ridurre del 40%  il rischio di infezione respiratorie!

La vitamina C sembra efficace per evitare le infezioni invernali  in certi persone risulta efficace per peut être efficace chez certaines personnes pour éviter  les infections hivernales.

La vitamina C non ha effetti tossici. Inoltre è anche interessante per contrastare l'ossidazione eccessiva nei polmoni (e dunque ridurre l’impatto negativo del fumo e dell’inquinamento atmosferico) e quindi è utile contro il coronavirus che causa appunto polmoniti.

La vitamina E è nota per rinforzare il sistema immunitario e gli anziani ne sono spesso in carenza  ma bisogna fare attenzione agli isoformi con azioni opposta: l'alpha  tocoferolo  riduce la risposta infiammatoria specie nelle  vie aeree e ha un’azione anti asma. Il gamma tocoferolo è invece pro infiammatorio
Le piante sintetizzano i vari isoformi a partire dalla clorofilla e dalla tirosina. È una vitamina molto utile alla salute dei polmoni a condizioni di scegliere tra gli isoformi  [4].

Di fatto la maggior parte delle vitamine hanno un ruolo nella difesa contro le infezioni  comprese anche le vitamine del gruppo A e B

Esistono poi delle sostanze in natura che sono note per il loro potere antivirale e sono gli oli essenziali, si potrebbe pensare a diffonderli negli ambienti, a metterli nel diffusore per respirarli la sera.

Gli oli essenziali sono stati molto usati in medicina e oggi studiati per il loro potere antinfiammatorio, ma sono anche antifungini, antimicrobici, analgesici, o antiossidanti.

È chiaro che parliamo di prevenzione mentre di fronte a una insufficienza respiratoria possiamo solo ringraziare la medicina moderna che ci permette di sopravvivere.

Comunque mi sono stati segnalati in particolare due oli essenziali:

L'olio essenziale di Laurus nobilis si è dimostrato attivo sulla SARS-CoV.  I maggiori costituenti di questo olio sono beta-ocimene, 1,8-cineole, alpha-pinene, e beta-pinene

Inoltre l’olio essenziale di Raventsara (Cinnamonum camphora del Madagascar), anch'essa della famiglia delle lauracee e pure ottimo proprio contro i virus dell'epatite, dell’influenza, herpes, mononucleosi e con uno speciale tropismo per le vie respiratorie.

Questi oli si assorbono attraverso la pelle e vanno quindi fatti assorbire dove la pelle è più sottile: i polsi, il palmo delle mani o dei piedi, dietro le orecchie o anche inalati più volte al giorno



mercoledì 18 marzo 2020

Lettera dalla Francia. Notizie positive sulla lotta al coronavirus con la idrossiclorochina

(Foto da Pixabay)
Sommario in italiano. Dopo essere stato usata conto il coronavirus in Cina (con 20 studi su 100 persone in corso) e in Corea, ecco l’annuncio positivo dalla Francia del primo studio europeo sull’efficacia dell’idrossiclorochina detta anche clorochina. Il farmaco utilizzato da anni contro la malaria, nel trattamento dei pazienti affetti da infezione di Covid-19 sembra accendere una speranza per la cura immediata anche sui pazienti più gravi.

Coronavirus: une excellente nouvelle!

Cher(e) ami(e) de la Santé,
Quelle bonne nouvelle !

Des scientifiques français viennent de prouver l’efficacité de la chloroquine contre le coronavirus !
Le 3 mars dernier, il y a 2 semaines, je vous écrivais ceci:

Parmi les médicaments chimiques existants, la chloroquine est clairement le plus prometteur contre le coronavirus, pour plusieurs raisons:

Ce médicament anti-paludéen a montré une efficacité in vitro contre le coronavirus chinois[1] ;

Il a déjà fait l’objet d’études cliniques en Chine sur des patients atteints du coronavirus, dont les résultats prometteurs ont conduit les hautes autorités de santé chinoises à recommander officiellement ce médicament pour traiter le coronavirus[2] ;

Et il est plébiscité par le Pr Didier Raoult, spécialiste mondial des maladies infectieuses, qui fait confiance aux conclusions des virologues chinois et qui connaît très bien le potentiel anti-viral de ce médicament[3].

Il y a quelques jours, je vous annonçais que la Corée du Sud également avait d’excellents résultats contre le coronavirus, grâce à une forme de chloroquine (l’hydroxychloroquine) mêlée à du zinc.
Et ça y est, c’est confirmé par l’équipe du Pr Didier Raoult, à Marseille !

On lui doit une fière chandelle, car ce médicament n’intéressait pas du tout les autorités de santé, ni en France, ni à l’étranger.

La « communauté scientifique n’est pas convaincue », avait déclaré, méprisant, le directeur général de la Santé, Jérôme Salomon.

Pire: la France a lancé 4 études cliniques officielles récemment… mais a refusé de tester la chloroquine !

Nos « grands pontes » ont préféré tester 4 médicaments récents et hors de prix[4]… plutôt que la chloroquine, la molécule la plus prometteuse et la moins chère !

Pourquoi ? Pour des raisons de gros sous et de narcissisme.
Comme l’avait dit le Pr Raoult : « avec la chloroquine, on coupe l’herbe sous le pied de plein de gens qui rêvaient de décrocher le Prix Nobel pour avoir trouvé un nouveau médicament ou un nouveau vaccin ».

Mais le Pr Raoult a tenu bon et a réussi à tester la chloroquine de son côté, dans son laboratoire…
…et les résultats paraissent spectaculaires !

Au bout de six jours de traitement :

25 % seulement des patients traités étaient encore porteurs du virus,

contre 90 % chez ceux qui n’ont pas reçu le traitement !
Et quand on combine la chloroquine avec un antibiotique (l’azithromycine), l’efficacité est encore plus grande !

« C'est spectaculaire, a déclaré le Pr Raoult. La charge virale moyenne avec ce virus est normalement de 20 jours. Et tous les gens qui meurent à cause du corona ont encore le virus. Ne plus l'avoir, ça change le pronostic. »

Bref, c’est une excellente nouvelle…
…et figurez-vous que cette nouvelle est tombée pile au moment où j’étais en train de vous écrire une lettre intitulée « Coronavirus : 4 raisons de garder le moral ».

Ma quatrième raison, c’était précisément qu’il y avait des traitements prometteurs, comme la chloroquine.

Je n’espérais pas que l’actualité me donne raison aussi vite !

Mais il y avait aussi 3 autres raisons d’être optimistes, que je tiens tout de même à vous communiquer:

Raison numéro 1 : les non-fumeurs ont un risque de complications très faible
Le coronavirus est très contagieux, mais il ne fait pas les mêmes dégâts chez tout le monde.
Si vous êtes non-fumeur, vous avez 14 fois moins de risques de complications graves que si vous êtes fumeur.

C’est ce qu’a montré une étude publiée dans le Chinese Medical Journal[5].
Face au coronavirus, fumer est même deux fois plus dangereux que d’être une personne âgée !

Je ne dis pas ça de gaité de cœur : j’ai des fumeurs parmi mes proches.

Mais cela veut dire que vous n’avez aucune raison de paniquer si vous ne fumez pas.

Même si vous avez 80 ans, il n’y a pas de raison d’angoisser si vous êtes non-fumeur et que vous n’avez pas de maladie chronique.

Ce virus ne cause des dégâts que sur des organismes fragilisés.

Je comprends pourquoi les autorités et les médias ne le crient pas sur les toits : ils ne veulent pas démobiliser l’effort national.

Ils veulent que vous vous sentiez tous menacés à titre personnel, pour être sûr que vous respectiez les règles.

Je ne critique pas cela, car tout le monde doit faire des efforts, en ce moment.

Mais de mon côté, je sais que je m’adresse à des citoyens responsables, capables d’entendre la vérité sans se démobiliser.

Et puis n’oublions pas que l’angoisse aussi peut faire du mal : le stress et le manque de sommeil plombent le système immunitaire, et vous rendent plus vulnérable au coronavirus.
Voilà pourquoi il est important de mettre les choses en perspective.

Les médias vous parleront des « exceptions » : telle ou telle personne de 42 ans en réanimation, alors qu’elle était en pleine santé.

Mais on ne vous dira pas si cette personne « en pleine santé »:

était fumeuse ;

a fait l’erreur de prendre des anti-inflammatoires ou du paracétamol pour baisser sa fièvre ;

était en carence avérée de fer, vitamine D ou de zinc ;

ne quittait jamais son canapé, ou ne mangeait que des produits industriels.

Je ne dis pas cela pour « minimiser » ce genre de drame, et encore moins pour « juger ».
Ce que j’essaie de vous dire, c’est que vous avez toutes les raisons de rester serein si vous adoptez les bons gestes.

Le virus ne tue pas « au hasard ».

Même en Italie, où le système a été débordé :

Seules 2 personnes décédées sur 800 n’avaient pas de maladie chronique (vraisemblablement des fumeurs) ;

Les deux tiers avaient au moins 2 maladies ;

Et ils avaient 81 ans en moyenne[6].

Bien sûr, ces chiffres confirment qu’il faut se mobiliser pour protéger les personnes vulnérables.
Mais ils montrent aussi qu’il n’y a pas de raison de paniquer si on ne fume pas et qu’on n’a pas de maladie particulière, même si on est âgé !

Raison numéro 2
: ramené à la population entière, ce virus tue rarement
En apparence, le taux de mortalité du virus est élevé : entre 1 et 3 %, et jusqu’à 8 % en Italie !
Mais c’est parce qu’on ne teste que ceux qui arrivent à l’hôpital !

Or la plupart des gens qui attrapent le virus ont un simple rhume, ou même aucun symptôme.
Ils ne vont donc pas à l’hôpital, et ne sont jamais testés.
Il n’y a que sur le bateau de croisière Diamond Princess qu’on avait testé tout le monde.

Et on s’est rendu compte que la moitié des passagers testés « positifs » n’avaient strictement aucun symptôme !

Il y a donc beaucoup plus de personnes « contaminées » que de cas « officiels »
La preuve avec ce qui s’est passé en Islande.
Le gouvernement a fait un grand dépistage national.

Ils ont découvert que 1 % de la population était infecté, soit 3 600 personnes.
« La moitié est asymptomatique, l'autre moitié a un rhume normal » a précisé M. Gudnason, l’épidémiologiste en chef de l’Islande[7].

C’est intéressant parce qu’en Islande, le nombre de cas « officiel » est de 180.
Cela veut dire que le nombre de cas « réels » est au moins 20 fois supérieur au nombre de cas « confirmés ».

Personnellement, je pense même que c’est davantage (50 à 100 fois plus), car de nombreux Islandais ont dû être testés « négatifs » alors qu’ils avaient bien eu le virus, mais l’avaient déjà éliminé.
Pour la France, cela signifierait qu’il y a au moins 130 000 cas, plutôt que les 6 000 annoncés. Peut-être 500 000.

Cela peut paraître angoissant, mais c’est plutôt une bonne nouvelle.
Car cela veut dire que le taux de mortalité de ce virus est très faible : au moins 20 fois inférieur à ce qu’on dit.

Et cela veut dire que beaucoup de gens sont en train d’acquérir une immunité contre ce virus, ce qui va finir par faire barrière contre l’épidémie.

Raison numéro 3 : les « mesures barrières », ça marche !

Ce qui est très rassurant, également, c’est de voir que l’épidémie recule là où la « distanciation sociale » a été mise en œuvre.

Au Japon, l’épidémie est contenue depuis le départ.

Personne ne sait exactement pourquoi, mais je soupçonne que c’est lié au comportement des Japonais qui:

Ont l’habitude de mettre des masques à la moindre épidémie ;

Sont beaucoup moins « tactiles » que les Occidentaux ;

Et ont probablement adopté très vite la fameuse « distanciation sociale », de façon volontaire et disciplinée.

Quoi qu’il en soit, c’est la preuve que l’épidémie n’a rien d’une fatalité et que des mesures simples peuvent être mises en œuvre pour la combattre.

Même les chiffres venus d’Italie commencent à être rassurants, avec une stabilisation du nombre de nouveaux cas.

Dans le détail, regardez la différence entre:

La ville de Lodi (en vert) qui a imposé le confinement dès le 23 février…

Et la ville de Bergame (en rouge), qui a attendu le 8 mars :

Cela montre bien que les mesures « barrière » fonctionnent !

Et on devrait bientôt tirer les fruits du confinement en France et partout en Europe.

Quant à la Chine, c’est le cas le plus spectaculaire, de loin.
Je rappelle que la Chine est :

Le cœur du foyer de contamination (à Wuhan et Hubei) ;

Un pays gigantesque, avec 1,4 milliard d’habitants ;

Avec une pollution énorme, qui affaiblit les poumons ;

Avec un nombre de fumeurs impressionnant (la moitié des hommes fument !) ;

Et un système de santé moins développé que le nôtre.

Et bien sûr, la Chine n’a pas pu se « préparer », puisque c’était le premier pays à être touché de plein fouet.

Eh bien malgré tout cela, le nombre de nouveaux cas en Chine est ridiculement faible !
Voilà une bonne raison d’être optimiste pour la suite !

Et bien sûr, la 4ème raison d’être optimiste, c’est l’efficacité très prometteuse de la chloroquine!
Encore une fois, je ne dis pas cela pour vous démobiliser.

Continuez à appliquer soigneusement mon protocole naturel anti-coronavirus.

Continuez à respecter les mesures de confinement.

Mais vous pouvez vous détendre et souffler un bon coup : les nouvelles sont bonnes !

Bonne santé,
Xavier Bazin


La foto in apertura è di mattthewafflecat da Pixabay

giovedì 5 marzo 2020

Il libro. Incontri a Medjugorje, storia e testimonianze


Foto di Tóth László da Pixabay

Incontri a Medjugorje Storia e testimonianze
Con un inserto del prof. Gildo Spaziante sulla problematica delle guarigioni straordinarie


Kraljević, Cristina Maggioni, Edizioni Ugo Mursia, Milano, 1988

Tratto dalla quarta di copertina:

“Che cosa è realmente accaduto, che cosa accade - ininterrottamente da ben sette anni - in un villaggio dellʼErzegovina di cui nessuno, per secoli, aveva sentito parlare? Queste “apparizioni” costituiscono unʼallucinazione singolare o collettiva oppure sono manifestazioni dellʼocculto?

Sono addirittura frutto di una colossale e abilissima manipolazione spirituale oppure segno di una presenza soprannaturale che si rivolge affettuosamente a un gruppo di giovani e, per il loro tramite, a tutta lʼumanità? Come si pronunciano, su fatti che appaiono così misteriosi, le autorità ecclesiastiche, civili, i medici, gli scienziati, i cultori della parapsicologia, tutti chiamati in causa da ormai molti milioni di pellegrini che da ogni parte del mondo si recano in questi luoghi?

E un certo silenzio che starebbe calando sulla vicenda è indice di un prudente atteggiamento di riservatezza o è forse premonitore di una messa in sordina di tutto? Queste, e tante altre ancora le domande che il lettore si pone quando, con cadenza ricorrente, la stampa e la televisione portano notizia di questi avvenimenti, quanto meno straordinari. (...)

Ti interessa? CLICCA QUI (IBS) oppure CLICCA QUI (Amazon) per acquistare il libro

Gli autori:

Svetozar Kraljević è un Padre francescano: il so resoconto sugli avvenimenti di Medjugorje è stato tradotto in diverse lingue (Fayard, Parigi; Franciscan Herald Press, Chicago).

Cristina Maggioni è medico, specializzata in Giencologia e Ostetricia, e ha conseguito il Dottorato in Psicologia presso lʼÉcole des Hautes Études di Parigi.

Gildo Spaziante è direttore sanitario degli Istituti Clinici di perfezionamento dellʼUniversità di Milano. “


martedì 25 febbraio 2020

Cristina Maggioni a Parigi: Vie moderne, travail de nuit, jet lag et la gynécologie/reproduction

Leggi il programma dell'appuntamento parigino CLICCA
Cristina Maggioni partecipa al 30° Salone di Ginecologia e Ostericia Pratica a Parigi 1-2-3 Aprile 2020 intervenendo sul rapporto tra riproduzione e lavoro notturno / jet lag

C’est avec un très grand plaisir que nous vous confirmons votre participation en tant qu’intervenant au 30e Salon de Gynécologie Obstétrique Pratique qui se déroulera au Palais des Congrès de Paris (Porte Maillot – Paris 17e), les mercredi 1er, jeudi 2 & vendredi 3 avril 2020.

Anti-âge (coordonné par Claude Dalle)
Modération : Claude Dalle
Le 01/04/20 de 16:30 à 18:00 (Salle 353)
Vie moderne, travail de nuit, jet lag et la gynécologie/reproduction

Rappel de l'atelier :
Pourquoi la médecine anti-âge en 2020 ? (Claude Dalle)
La nouvelle nutrition anti-âge (Claude Dalle)
La DHEA : une hormone gynéco compatible ? bénéfice/risque (Claude Dalle)
Importance du suivi de la FSH au cours de la ménopause (Serge Ginter)
Vie moderne, travail de nuit, jet lag et la gynécologie/reproduction (Cristina Maggioni)

Il programma dell'evento internazionale:
CLICCA QUI https://www.gynecologie-pratique.com/congres/programme-interactif

mercoledì 19 febbraio 2020

Riflessioni sulla cronobiologia. Siamo fatti di tempo e di spazio e l'armonia è necessaria

Orologio. Santa Maria della Scala Siena - Wikimedia Commons free use

di Cristina Maggioni

Siamo fatti di tempo e di spazio. Non solo viviamo nel tempo e nello spazio ma il nostro corpo è fatto di tempo e di spazio, il tempo e lo spazio si intessono tra loro a fare la trama del nostro stare la mondo.

Secondo la tradizione giudaico-cristiana Dio creò il mondo in un’alternanza, creò l’oscillazione, il prima e il dopo. La dimensione tempo; creò insieme lo spazio e il tempo e il tempo è oscillazione, una alternanza: luce /buio, cielo /terra; acqua /secco, una alternanza che si sussegue nel tempo. ll primo giorno, il secondo giorno, il terzo, il quarto giorno… fino a 7. Unità fondamentale è la settimana e non solo simbolica perché il ritmo della vita unicellulare primitiva nei più profondi degli oceani, dove non arrivano influenze di luce, maree temperature è appunto sette giorni!

Ma torniamo a noi. Ci siamo sentiti raccontare che il tempo è un problema dei filosofi, una dimensione per la psicologia; diciamo: non ho più tempo, ho fretta, siamo tutti alle prese con l’orologio, costretti a “fare i conti con il tempo”. Il tempo fuori di noi, scandito dalle lancette dell’orologio, che tiranno! Se questo è vero, dobbiamo però riconoscere che noi abbiamo a che fare con un’esperienza del tempo, non con il tempo. Esiste cioè una percezione soggettiva del tempo:

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martedì 18 febbraio 2020

Il curriculum di Cristina Maggioni

Unità operativa: Ostetricia e ginecologia

Ruolo in ospedale: Medico specialista

Aree mediche di interesse

In ambito clinico mi interesso soprattutto a:
Ginecologia endocrinologica: cicli irregolari, iperprolattinemia, patologie da stress, policistosi ovarica, correlazione con altri problemi endocrini, disturbi del sonno

Infertilità: approccio globale, dalla micronutrizione ai problemi endocrini

Patologia della gravidanza: problemi tiroidei, diabete, ipertensione, ansia e stress, gestione del rischio di parto prematuro

Menopausa

Alimentazione

Psicosomatica

Anti aging: prevenzione delle patologie da invecchiamento

Cronobiologia e alterazione dei ritmi circadiani e mensili 

Disturbi alimentari: anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione compulsiva

Disturbo da stress post traumatico (anche dopo il parto)

Fitoterapia


Aree di ricerca di interesse professionale

Ho lavorato a CHU Parigi (Hopital Beclère, Clamart) nel primo centro europeo di fecondazione in vitro, individuando la finestra di impianto uterino.

Ho lavorato sulla prevenzione del parto prematuro con il professor Papiernick a Parigi (Hopital Beclère, Clamart).

Ho fatto ricerca sull’insulino resistenza, pancreas artificiale e policistosi ovarica presso il Centro Universitario Ospedaliero di Saint Etienne, Francia.

Ho lavorato negli Stati Uniti nel Centro di Cronobiologia (lavorando con il fondatore prof. Halberg), con cui collaboro tutt’ora, sui profili pressori circadiani legati a fattori di rischio di complicanze di gestosi e ritardi di crescita intra-uterini in gravidanza (ho scoperto il ruolo del fattore natriuretico atriale nei ritardi di crescita).

La melatonina è uno degli ormoni su cui ho maggiormente concentrato le mie ricerche.
Ho individuato le modificazioni epigenetiche sui ritmi circadiani della pressione arteriose indotte da farmaci assunti in gravidanza.

In Italia, ho lavorato sulla valutazione del sistema simpatico e parasimpatico in gravidanza.
Ho lavorato sugli effetti dello stress nelle gravidanze pre-termine e oltre termine, associate ai profili psicologici di ansia e depressione.

Ho sviluppato il test per la valutazione dello schema corporeo “Body image” e l’ho applicato nelle varie patologie ginecologiche e nei pazienti con disturbi alimentari.

Ho sviluppato le prime ricerche, che continuano tutt’oggi, sulla sindrome da stress post traumatico dopo il parto.

Lavoro sulle modificazioni epigenetiche dei geni che regolano il ritmo circadiano delle cellule nelle lavoratrici a turni.


Formazione

Università

1980 Università degli Studi di Milano - Laurea in Medicina e Chirurgia

1984 Università degli Studi di Milano - Specialità in Ostetricia e Ginecologia

1984 Interne des Hôpitaux de Paris - Ostetricia e Ginecologia

Altre università

1982 Università di Parigi VII - Laurea in psicologia clinica

1986 Ecoles des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Parigi - Dottorato di ricerca (PhD) Psicologia Sociale

Ruolo accademico e attività di ricerca

Ricercatore confermato, Università degli Studi di Milano, dal 2002 al 2018
Ricercatore confermato, Clinica Medica IV, Centro di Cronobiologia (Firenze), dal 1990 al 1991
Professore assistente, Endocrinology and Diabetes department, Università di Saint Etienne, Francia, dal 1989 al 1990
CNR - NATO, Cronobiology Laboratories University of Minnesota, Minneapolis, USA, 1986
Endocrinologia della riproduzione, Ospedale Beclère (Parigi), dal 1983 al 1985


Attività di docenza universitaria

Docente di Ginecologia e Ostetricia, Laurea in Medicina e Chirurgia, specializzazione Ostetricia e Ginecologia, Università degli Studi di Milano, dal 1980 al 2017
Docente di Ginecologia Psicosomatica Diplôme Universitaire, Università di Parigi VII, dal 1992 al 2017
Docente di Psicologia Clinica, Laurea in Ostetricia, Mantova, dal 1996 al 2002
Docente di Ginecologia e Ostetricia, Laurea in Ostetricia, Università di Milano, dal 2006 al 2017
Docente di Nutraceutica del Diplôme Universitaire, Università di Digione, Francia 2018
Docente di “Anti Aging” del Diplôme Universitaire, Università di Parigi X, dal 2018 - corrente

Direttore e organizzatore del Corso di perfezionamento “Body mind and Women Health”, Università degli Studi di Milano, dal 2013 al 2017


Attività clinica ospedaliera

Dirigente medico Ostetricia e Ginecologia - Ospedale Buzzi Milano, dal 2002 al 2018
Dirigente medico Ostetricia e Ginecologia - Clinica Ostetrica Mangiagalli Milano, dal 1991 al 2002
Dirigente medico Clinica Medica IV, Firenze, dal 1990 al 1991
Dirigente medico Endocrinologia e diabetologia, Università di Saint Etienne, Francia, 1989-1990
Dirigente medico Ostetricia e Ginecologia - Ospedale Sant’Anna di Como, dal 1987 al 1989
Dirigente medico Ostetricia e Ginecologia - Ospedale di Tradate, dal 1985 al 1986
Dirigente medico Ostetricia e Ginecologia - Ospedale Beclère (Parigi), dal 1983 al 1985
Dirigente medico Ospedale Ca’ Granda di Milano, 1983


Altro

Segretario generale della Società Italiana di Psicosomatica Ginecologia e Ostetricia, dal 2002 al 2008
Membro del Board della Società Internazionale di Psicosomatica Ostetrico Ginecologica, 2002-2008
Membro dell’Editoria Board del Journal of Psychosomatic Obstetric and Gynecology, corrente

Relatore invitato come conferenziere a più di 300 congressi internazionali

Autore di 180 pubblicazioni con un impact factor di 28,4