Nella storia e nella mitologia quando si parla di eroi si racconta di nascite miracolose e spettacolari , condite di episodi premonitori, ma di Gesù il Vangelo narra di una nascita nella nullità, insiste sulla povertà. E chi può essere presente? Solo due animali simbolici: l’asino (l’obbedienza capace di ascolto) e il bue (la forza messa a servizio di un lavoro buono). E poi oltre alla madre, Maria, san Giuseppe nel suo ruolo di padre, cioè di protettore garante della vita e dell’iscrizione in una linea di genealogia che se non è biologica è putativa-simbolica (la genealogia di Davide). E compaiono dei pastori capaci di ascoltare le stelle, di guardare il cielo nelle lunghe notti all'aperto, loro che erano gli ultimi nella scala sociale.
Ma c’è un’altra particolarità nel Vangelo, nel cristianesimo, quindi: si comincia a parlare di Gesù prima della nascita. Gesù comincia a esistere (come protagonista, si può dire) nel mondo dal concepimento, ha una vita nel mondo incarnato già prima di nascere, come embrione e come feto, e questo è una grande novità. Una prima assoluta.
E se questo valore dato alla vita fetale non fosse chiaro basta leggere là dove, nel corso della visita di Maria a sua cugina Elisabetta, nel Vangelo si dice che il piccolo Giovanni, feto nel grembo di Elisabetta, sussultò di gioia.
Il bambino nella pancia della mamma riconosce e gioisce e sussulta di gioia all’incontro con Gesù che è anche lui ancora in utero.
Incredibile! Duemila anni fa si riconosce che il feto è capace di emozioni, percezioni e di rispondere ad esse!
E ce ne sono voluti altri duemila di anni perché anche noi arrivassimo a dimostrare scientificamente che il feto, sente ascolta, soffre, prova dolore o paura o gioia. E che risente delle emozioni materne e le fissa nella memoria. Anzi, ne resterà impregnato per tutta la vita.
Una prova convincente, in tale senso, è arrivata con gli studi sui bambini nati da madri che hanno vissuto il crollo delle Torri gemelle di New York e il conseguente trauma, dovuto allo spavento per un evento così terribile.
Queste donne sono state testate quando erano incinte, subito dopo il trauma. Sono state analizzate le loro risposte e misurato il loro stress. E poi, quando hanno partorito, sono stati valutati i bambini: ebbene i piccoli le cui madri erano al terzo trimestre di gravidanza hanno mostrato una modificazione importante dello loro stato di allerta, proporzionale allo stress registrato dalle madri. Risultano stressati di base sempre più degli altri bambini, ma incapaci di rispondere a uno stress ulteriore quando si presenta.
Questo tipo di alterazione - già descritta nei sopravvissuti dei campi di sterminio - si mantiene poi per tutta la vita con conseguenza gravi sullo stato di salute.
Di Gesù si comincia a parlare già dal concepimento e non dalla nascita e si dice di Giovanni , un feto, che sussultò in utero percependo la presenza del cugino nel ventre di Maria, cioè che comprese, provò emozioni, si rallegrò. Forse possiamo riflettere anche su questo.