Informazioni personali

Aree mediche di interesse Medico specialista in Ginecologia e Ostetricia. Le mie aree di interesse sono: • Ginecologia endocrinologica: cicli irregolari, iperprolattinemia, patologie da stress, policistosi ovarica, correlazione con altri problemi endocrini, disturbi del sonno • Infertilità: approccio globale, dalla micronutrizione ai problemi endocrini • Patologia della gravidanza: problemi tiroidei, diabete, ipertensione, ansia e stress, gestione del rischio di parto prematuro • Menopausa • Alimentazione • Psicosomatica • Anti aging: prevenzione delle patologie da invecchiamento • Cronobiologia e alterazione dei ritmi circadiani e mensili • Disturbi alimentari: anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione compulsiva • Disturbo da stress post traumatico (anche dopo il parto) • Fitoterapia (per approfondire leggi il mio curriculum completo)

giovedì 22 aprile 2021

L'endometriosi si può curare. Alcune cose che le donne devono sapere

Foto Pixabay

L’endometriosi si può curare. Questo è un punto fermo per quanto riguarda una patologia colpisce almeno 180 milioni di donne nel mondo. Un numero impressionante. Moltissime donne a causa dei dolori mestruali sono costrette a stare a casa dal lavoro o non riescono ad andare a scuola. Oppure non riescono a concepire. Eppure si può curare.

Personalmente ho seguito talmente tanti casi da aver anche depositato un brevetto in merito.

Ma che cos’è l’endometriosi?

L’endometrio è lo strato interno dell’utero. Uno strato di cellule molto molto specializzate che, secondo gli andamenti degli ordini ricevuti dagli ormoni cresce e si sviluppa, si prepara per accogliere l’embrione e poi, se non c’è un inizio di gravidanza, si sfalda dando luogo a un sanguinamento che noi chiamiamo mestruazione. 

Ora, queste cellule dell’endometrio possono trovarsi anche al di fuori dell’utero. In vari punti all’interno (quasi) sempre dell’addome: sulla tube, ovaie, intestino. Sono cioè cellule normali ma fuori sede, localizzate nel posto sbagliato

Una volta si diceva che queste cellule erano finite "per sbaglio" fuori dell’utero nel corso delle prime mestruazioni. Oggi si sa che sono lì da quando la donna  era feto, ovvero si nasce così, con l’endometriosi, cioè con delle cellule dell’endometrio localizzate anche fuori dell’utero.

La causa? Le sostanze inquinanti? I perturbatori endocrinologici? Le ricerche sono in corso ma è certo che non tutte le donne con cellule endometriosiche svilupperanno la malattia.

Mi spiego meglio

In alcuni casi avere l’endometriosi dà origine  a una serie di sintomi, di cui il primo è il più noto è quello dei dolori al momento delle mestruazioni. Dolori molto forti lancinanti che si ripetono ogni mestruo e che rendono la vita di molte donne impossibile. A volte i dolori compaiono anche all’ovulazione a volte anche durante i rapporti sessuali. 

A questo va aggiunto che quando arriva il momento di cercare i figli queste cellule dell’endometrio fuori dell’endometrio possono addirittura creare problemi di infertilità. E anche ricorrendo a tecniche di fecondazione in vitro, l'essere affetta una endometriosi in stadio avanzato secondo l’associazione mondiale degli ostetrici ginecologi rende i risultati ancora più bassi di quanto previsto. Inoltre le gravidanze nelle donne con endometriosi presentano più complicazioni delle altre. 

Esistono però persone che hanno l’endometriosi ma non hanno nessun problema, nessun disturbo.

Non è non è stato semplice dimostrarlo perché, ovviamente, se una persona sta bene non va dal medico, né va a cercare le cellule endometriosiche all’interno dell’addome. La dimostrazione delle cellule endometriosiche infatti si può fare solo al microscopio e una persona sana, che non è motivata da dolore o da infertilità, non si sottopone di certo a una anestesia generale per farsi guardare dentro la l’addome.

Per questo, dato che anche eticamente è difficile proporre di eseguire una laparoscopia a gente che si presenta sana, i ricercatori hanno chiesto a donne che erano intenzionate a chiudere le tube, come metodo di contraccezione definitiva, legale negli Stati Uniti, se potevano controllare la presenza di cellule endometriosiche, così come  a donne che facevano la laparoscopia per altre ragioni.

Il risultato è stato sorprendente, donne sane che non avevano problemi di infertilità, che anzi chiedevano di chiudere le tube come contraccettivo definitivo  avevano l’endometriosi. Ci si aspettava che fosse una malattia delle donne sterili e la si trova in donne sane! Cosa vuol dire? 

Esisterebbero, quindi, due tipi di endometriosi: una silente innocua presente dalla nascita e una che a un certo punto della vita, dà dolori durante le mestruazioni, crea problemi di infertilità, si allarga e se operata in un punto, si riattiva magari in un altro.

La risposta viene da ulteriori studi: non è l’endometriosi in sé a dare problemi, ma se queste cellule fuori sede vengono attivate, sollecitate da batteri, virus,  sostanze tossiche o altro diventano anomale, proliferano, si estendono dando dolori e interferendo con la fertilità. 

Qui sta la mia scoperta

Se le chirurgia è raccomandata per aumentare il tasso di gravidanze perché asporta i focolai di cellule endometriosiche, spesso le lesioni si riformano. A volte poi non serve operare se le misure delle cisti o delle lesioni lo consentono (è chiaro che oltre un certo volume bisogna operare per forza). Di fatto bisogna curare,  togliere il fattore o i fattori che possono averla attivata e permettere alle cellule endometriosiche di ritornare quiescenti tranquille, insomma "spente"

E questo è possibile! 

Nei prossimi post, su questo blog, vedremo che servono due passaggi: serve identificare il fattore che ha attivato le cellule endometriosiche, eliminarlo e infine spegnere la risposta infiammatoria delle cellule endometriosiche stesse. 

Il risultato? Non più dolori, possibilità di gravidanza...

A volte l’endometriosi non si riattiva mai più, i problemi spariscono e le gravidanze si succedono. A volte può succedere che un nuovo fattore, o un vecchio che ricompare, le attivi di nuovo. Ma allora la cura è possibile di nuovo e la guarigione è totale. 


giovedì 15 aprile 2021

L’occhio del dio Horus. Se il vaccino funziona dipende anche da noi

Vedere un’immagine non è una diagnosi anche se anche se può essere indicativo. Certo, nella storia della medicina il potere dello sguardo è sempre stato riconosciuto costitutivo dello sguardo medico.

Per gli antichi egizi il dio Horus della medicina era rappresentato con un Occhio e questo Occhio è diventato la R che scriviamo in cima a tutte le ricette (anche se può essere la R di recipe,  prendi dal latino, il geroglifico dell’occhio è identico)

Uno sguardo che permetteva di fare le diagnosi 

Anticamente lo sguardo si posava sulla superficie del corpo il colore della pelle la sclera degli occhi i pomelli rossi poi si è cominciato a guardare dentro il corpo, e stato necessario cominciare a aprire i cadaveri e cercare la corrispondenza dei sintomi esterni con una lesione interna ben visibile.

 Cosi è "nata" la polmonite per esempio, quando ai sintomi febbre tosse difficoltà a respirare sudorazione si è trovata una immagine precisa nel polmone non si leggeva più sul corpo esterno: le lesioni che si confermavano all’apertura dei cadaveri. 

Siamo nell’ottocento: l’apertura dei cadaveri permette di confermare quello che poteva essere visto o percepito all’esterno con un quadro che vien chiamato da allora anatomopatologico.

Guardando poi ancora più dentro con microscopio, con la microscopia elettronica si può anche trovare il virus, il batterio, le molecole… le citochine, i TnF i macrofagi, che sono un po’ delle cellule con compito di spazzino.

Mi ricordo che per riconoscerli quando ero giovane apprendista ricercatrice al Mario Negri davo da mangiare ai macrofagi un po’ di particelle di carbone, i macrofagi la mangiavano, spazzavano tutti i detriti  e apparivano al microscopio con tanti puntini neri come se avessero preso una varicella a pois neri. E così potevo riconoscerli.

Ora,  vedere le lesioni non tiene conto però che siamo fatti di tempo oltre che di spazio i cinesi facevano attenzione alla velocità del polso e dei battiti del cuore, il tipo di polso cioè di ampiezze e di frequenze del flusso di sangue , conoscevano ore precise per mettere gli aghi 

Ippocrate chiedeva quando comparivano i sintomi, dava delle ore precise per assumere i farmaci    e persino le stagioni andavano prese in conto l’oscillazione il rapporto tra quelle che vallora enivano chiamati elementi (cn nomi filosofici come aria acqua fuoco, terra …) rinviavano un’idea di corpo come rapporto come armonia e non solo come uno spazio rimisurabile e visibile 

Perché nel polmone si crei quella determinata lesione che chiamiamo polmonite e che vediamo alla radiografia, meglio alla risonanza, meglio al microscopio, quella lesione che vediamo nel cadavere o nelle biopsie, insomma perché nel polmone si crei quella determinata polmonite occorre che nella persona reale si sia prodotto qualcosa nel tempo, un fenomeno nel tempo, una coincidenza di tempi che ha permesso al virus o al batterio o all’ agente tossico di incontrarsi con un sistema immunitario in una certa fase, con delle cellule in una certa fase e cosi  scatenare una risposta coordinata fra tutte le altre cellule, a partire dall’intestino, il famoso microbiota cioè  i batteri che abitano l’intestino e che controllano la risposta immunitaria - agli organi deputati a produrre le cellule che fabbricano una risposta immunitaria milza linfonodi midollo devono tutti aver cooperato alla produzione di una risposta che ha permesso la polmonite

E se vi dicessi che la milza, i linfonodi che producono e organizzano le cellule che ci difendono da virus e batteri sono sotto controllo del sistema nervoso? Che sanno se siamo felici oppure no? E che hanno ritmi in fase con il sonno?

E se vi dicessi che le cellule che ci devono difendere dai batteri e che pattugliano il sangue hanno un ritmo giornaliero, cioè a delle ore sono più attive che in altre?

Un esempio Un esperimento

Il vaccino dell’influenza è stato somministrato a due gruppi di studenti in medicina in perfetta buona salute e di ottimo umore, un gruppo è andato a casa e un gruppo è rimasto in laboratorio ma è stato impedito loro di dormire per tutta la notte poi sono andati a casa immaginiamo che abbiano tranquillamente recuperato il sonno perduto. 

Testati a distanza, il gruppo che aveva potuto dormire la prima notte dopo la somministrazione del vaccino aveva sviluppato come previsto gli anticorpi contro l’influenza cioè il vaccino è risultato utile.

Il secondo gruppo che non ha dormito la notte seguente alla vaccinazione non le ha prodotti il vaccino è stato inutile.