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Immagine da Pixabay |
Lo sguardo e il tempo. Un altro esempio
Anna non riusciva concepire eppure aveva già avuto un bambino senza particolari problemi. Era rimasta incinta subito, non aveva mai avuto problemi di salute e allora?
Alla medicina dello sguardo non apparivano anomalie: aveva fatto ecografie e isterosalpingrafie per controllare che le tube fossero aperte, nulla.
Cosa sarà dunque successo? Agli esami, i valori ormonali apparivano abbastanza nella norma certo, ma mi direte voi un ormone non è descrivibile con un solo punto. Avere un solo valore o anche tre o 4 punti non permette di dire molto. Un ormone oscilla, cambia, cambia tra giorno e la notte, cambia secondo le fasi del ciclo, cambia secondo le stagioni dell’anno, e ancora cambia secondo che cosa abbiamo fatto nel giorno , se siamo stressati oppure no , se riposiamo oppure no…
Quindi un valore non è indicativo della frequenza. Un ormone può avere oscillazione lunghe, da una stagione all’altra e brevissime: l’oscillazione di un ormone può addirittura essere cosi rapida da avere variazioni di millisecondi !
Misurare un solo dosaggio è come se uno volesse descrivere una curva usando un solo punto. Come se volessimo descrivere le onde del mare con un solo valore. C’è una fase in cui si alzano e una in cui si abbassano così gli ormoni: un punto non ci dice se siamo sull’alto o sul basso della curva e come dicevamo, a complicare le cose, bisogno aggiungere che queste oscillazioni (noi le chiamiamo ritmi) variano non solo entro la giornata ma anche entro il mese, o anche entro minuti: ci sono oscillazioni lunghe dell’anno e brevissime di secondi che si sovrappongono quindi per sapere bisognerebbe fare centinaia di dosaggi al minuto per ventiquattro ore per un mese e per un anno. Abbastanza impossibile da realizzare!
Questo non vuol dire che un solo dosaggio non ci indica nulla, per esempio se i valori fossero estremamente errati ma non è sufficientemente accurato per fare una diagnosi corretta in molti casi più complessi
E allora la storia, il racconto, le parole diventano utili al medico.
Torniamo alla storia di Anna. Anna racconta il suo primo parto come terribile, traumatico; al solo ripensarlo le vien da piangere, non vuole neppure ricordare! La memoria la rimette in agitazione, rivivere quei momenti è per lei come se si ripetessero oggi, risente le stesse sensazioni provate, riode le stesse voci.
Dal suo racconto emerge che il parto iniziato bene si era poi arrestato e la dilatazione del collo dell’utero ( che deve aprirsi per far passare la testa fino a 10 cm- si era fermata a 6-7 cm di dilatazione e poi si era bloccata: aveva preso la paura o forse il dolore era troppo rispetto a quello che si aspettava o forse aveva paura di lasciar andare il suo bambino, chi può dirlo? Fatto sta che la dilatazione si era bloccata.
La sua paura non era stata colta né ascoltata dal personale medico e i medici avevano pensato che fosse un problema di forza delle contrazioni avevano quindi aumentato la forza delle contrazioni dell’utero somministrando un farmaco, l’ossitocina, che ne aumenta la forza. Ma Anna, non coperta dal dolore, aveva sperimentato un aumento ancora più forte del dolore fino un punto in cui non ce la faceva più.
Non ce la faceva più a superare il dolore e a superare la paura. Il blocco della dilatazione che è un riflesso della paura rimaneva e impediva alla testolina di uscire alla fine era lei stessa a supplicare che le facessero un cesareo, che il supplizio finisse E così alla fine è stato fatto.
Un taglio cesareo, certo tutto bene: il bambino stava bene e lei si è ripresa in fretta ma il suo vissuto, la sua sensazione, è rimasto traumatico.
È precipitata nel senso di incapacità: non era neanche riuscita partorire!
La frustrazione si è sommata alla sensazione di non farcela non era riuscita a sopportare il dolore non era riuscita a partorire. Così non riusciva a uscire dallo choc.
Erano passati otto anni
In questi diceva di star bene ma ancora non voleva sentir parlare di parti ne pensare di ritrovarsi di nuovo in quella situazione o anche solo di rientrare in ospedale. Coscientemente desiderava insieme al marito un altro bambino ma visto che il corpo obbedisce sempre alla mente, non riusciva a concepire.
Noi sappiamo che il corpo e la mente sono attaccati, sono la stessa cosa, il modo in cui si parlano ,si comunicano sono le frequenze temporali: Avere un trauma aver subito un trauma vivere in uno stato di choc, modifica le frequenze per esempio degli ormoni dell’ovulazione .
Sappiamo scientificamente che lo stress altera le frequenze degli ormoni che comandano il ciclo, sappiamo che l’ovulazione avviene solo se dormiamo profondamente rilassati, sappiamo che sopra l’ipofisi (produce FSH e LH) che comanda all’ovaio, c’è un altro centro di controllo nel cervello che comanda alla produzione degli ormoni della riproduzione e la cui frequenza (minuti ) è determinante perché l’ipofisi produca nell’esatta frequenze gli altri ormoni.
Quindi nel caso di Anna non c’erano anomalie visibili, non c’erano anomalie rilevabili con le tecniche disponibili. Ma con l’ascolto è stato possibile risolvere il trauma. E ciò le ha permesso di avere un secondo bambino.